Ma basta! Pensate a giocare e finitela con questo eterno teatrino che non si addice alla storia delle vostre rispettive società. Basta! Metteci in condizione di scrivere di calcio e non di eterni veleni, di diatribe personali che non ci interessano. Nessuno di voi ha ragione. Tutti avete torto. Chi ha cominciato prima o finito dopo, non vogliamo saperlo. Il popolo di tifosi è avvelenato di «guerra», di «odio» e la responsabilità è solo vostra, solo dei vertici bianconeri e nerazzurri, incapaci di dare il buon esempio. No, questo non è il derby d’Italia in cui il calcio di Gianni Brera narrava il sano antagonismo come condimento di sapore pallonaro tra le due più amate e odiate società d’Italia. Questo è lo spettacolo dei gesti scurrili, delle parolacce, delle blasfeme imprecazioni, delle antiche ruggini personali e delle offese rese pubbliche senza il pudore di sbollire a casa propria tutta la rabbia che si prova contro l’altro, dimenticandosi delle telecamere che inquadrano tutto e di più. Esempi vergognosi che ci hanno francamente disgustato, annoiato, disinteressato del gioco del calcio, di quel pallone per cui scriviamo da tanti anni e mai come adesso lo sentiamo estraneo a noi. Avremmo voluto parlare della partita, del gioco, della tattica, del risultato di 0 a 0 che ha portato in finale di Coppa Italia la Juventus. Avremmo voluto esplicare come al solito la nostra analisi più possibile oggettiva e da superpartes, cogliendo la narrazione di ciò che è avvenuto in campo tra le due squadre. E invece ci ritroviamo a parlare di squallide situazioni che nulla hanno a che fare col calcio e la buona educazione. Il «dito medio» di Conte e il «cogl….ne» probabilmente indirizzato da Agnelli a Conte, sono il retaggio di un passato di ruggini mai appianate tra questi due personaggi che non possono essere allargati a tutti, men che meno ai tifosi delle due fazioni che già da sempre si guardano in cagnesco. Non fate accendere simili scintille, sono pericolose. Giocate a calcio se volete e se invece continuate a sentire dentro di voi tali sentimenti di reciproco odio, provate a pensare chi non arriva a mille euro al mese e deve mantenere a fatica la propria famiglia in un Paese italico che in questa situazione di infinita crisi pandemica, avrebbe bisogno di una piccolissima parte del vostro lauto guadagno. Chi incassa 12 milioni l’anno o chi è a capo della più qualificata società di calcio italiana, avrà pure degli obblighi da rispettare. Sì, proprio quello stile, quell’etica professionale che forma l’immagine da imitare e non da cancellare. Dunque, basta veleni e ipocrite strette di mano. Il calcio pretende integrità, rispetto, educazione. Poi parleremo e scriveremo di calcio.
Salvino Cavallaro